Sono ormai anni che si cerca consapevolmente di lavorare costantemente per migliorare le proprie organizzazioni. Uso comune pensare che il successo dell’organizzazione, soprattutto in ambito sportivo, sia riconducibile alle risorse messe in campo, per lo più economiche ed umane.
In questa limitata visione si corre il rischio però di dimenticare la storia dell’organizzazione e tutto ciò che ne ha determinato la propria identità.
Il concetto di identità si sposa direttamente con la storia e con il luogo (Spazio-Tempo) nel quale l’organizzazione ha espresso ed esprime il proprio valore. Prendendo in prestito il processo fisiologico di stress-accomodamento suona logico pensare come un’organizzazione per esprimersi compie o abbia dovuto compiere un lavoro continuo di relazione con l’ambiente circostante e che si sia autorganizzata mettendo a terra scelte di sopravvivenza/Evoluzione. Questo necessario processo, se cosciente e delineato, coinvolge tutte le risorse organizzative e permea la struttura nel suo interno così tanto da caratterizzarla. Le scelte che vengono fatte per adattarsi alle opportunità o ai rischi dell’ambiente dipendono molto dai principi e dai valori dei leader aziendali, mi suona logico anche chiamarli attrattori. Questi valori condizionano ogni scelta strategica: da quella economica a quella della gestione e selezione del personale passando per quelle più tattiche inerenti la risoluzione dei problemi e/o di possibile riconfigurazione.
Il successo identitario ha quindi sede nei valori, nei loro leader, nella struttura organizzativa e nella capacità di allineare gli obiettivi collettivi con quelli individuali per soddisfare il senso di appartenenza generale e individuale.
Proprio lungo la strada verso il successo si colloca il fallimento del processo evolutivo che, insieme ad altri fattori, si sintetizza nell’estremizzazione dell’idealità. Avere poco senso della realtà porta i leader organizzativi a idealizzare il percorso evolutivo che da processo lo trasforma in maniera lineare a obiettivo organizzativo, trascurando i passaggi necessari per raggiungere la massima aspirazione.
Essenziale quindi concentrarsi sulla Vision aziendale che diventa fondamentale nella capacità mutabile dell’evoluzione societaria. Il paragone costante tra processo aziendale e processo di squadra porta a riconoscere dunque in chi gestisce un team, la capacità fluida e circolare, partendo dal processo identitario. La storia del team, delle persone che ne fanno parte, la descrizione dei fattori ambientali, gli obiettivi individuali e quelli dell’organizzazione (visione) che condizionano strutturalmente il successo di squadra.
Conoscere e conoscersi è una tappa determinante del processo identitario. Rafforzare il concetto di senso di appartenenza e lavorare per questo, avere il piacere di strutturare relazioni produttive che generino emozioni positive e che possano portare gli individui a trovare nel proprio lavoro un motivo più profondo del semplice “fare per ottenere” passando al “fare per essere”.
Nella complessa ottica di autorganizzazione aziendale le filosofie orientali possono offrire spunti di riflessione se applicate ai processi generativi. L’IKIGAI attraverso la ricerca (processo) di una ragione di vita e il KAIZEN per un miglioramento continuo.
Il viaggio è lungo e per questo va intrapreso con fame di conoscenza e capacità critica di messa in discussione non della propria genesi ma della propria identità ed espressione.